Il mondo della formazione aziendale è in costante evoluzione e le aziende sono sempre più alla ricerca di metodi innovativi per migliorare le competenze delle proprie persone e affrontare sfide complesse.

Sviluppare le competenze manageriali più richieste dal mercato del lavoro è il primo passo per affrontare i problemi che possono derivare dai cambiamenti e favorire la produttività.

Il design thinking è forse uno degli approcci più efficaci proprio per progettare soluzioni creative ai problemi e incentrate sui bisogni reali delle persone. Si tratta di una metodologia strategica che negli ultimi anni, date le molteplici applicazioni, ha portato moltissimi benefici alle aziende.

Ma in cosa consiste davvero e perché è così efficace?

Cos’è il design thinking?

Il design thinking è un processo di problem solving creativo che mette le persone al centro e viene usato in azienda per sviluppare soluzioni semplici a problemi complessi. Questo metodo, oltre alla collaborazione, si basa sull’empatia e sulla sperimentazione, offrendo alle organizzazioni la possibilità di scoprire idee ingegnose che rispondono autenticamente alle esigenze delle persone.

Originariamente era concepito nelle aziende di design, ma oggi il design thinking ha trovato applicazione in molti contesti grazie alla sua capacità di trasformare le sfide in opportunità di crescita.

In contesti di apprendimento, il design thinking offre un metodo per creare programmi di formazione che rispondono non solo agli obiettivi aziendali, ma anche ai bisogni individuali delle persone. Si tratta di una disciplina dallo straordinario potenziale, che richiede pratica ed esperienza, ma se ben sfruttato, questo approccio può portare a una maggiore motivazione e coinvolgimento.

Le 5 fasi del design thinking applicate alla formazione

Il design thinking si può definire come un processo iterativo e strutturato che mette il team nelle condizioni di osservare, comprendere e poi agire con una prospettiva nuova e più efficace.

Empatizzare, Definire, Ideare, Prototipare e Testare. Il processo si articola in queste cinque fasi principali, attraversando le quali si consolida un ciclo continuo di apprendimento. È possibile, infatti, ripercorrere la sequenza delle fasi in modo flessibile, cosicché ogni volta che emergono nuove informazioni si possano rivalutare quelle precedenti.

Questi passaggi possono essere applicati alla progettazione di programmi formativi aziendali, permettendo ai team di HR e formazione di sviluppare soluzioni su misura per le esigenze dei dipendenti. Vediamoli più nel dettaglio:

  • Empatizzare
    Il primo momento è dedicato alla comprensione del problema, cioè delle sfide e delle necessità di chi lavora in azienda. Solo con questo approccio di ascolto attivo ed empatico diventa possibile sviluppare una proposta capace di mettere davvero le persone al centro.
  • Definire
    Le informazioni ottenute nella prima fase devono essere tradotte nella definizione concreta dei problemi formativi da risolvere. In questa fase possono essere usate varie tecniche prese in prestito proprio dal design, tra cui la definizione di personas.
  • Ideare
    Questa è la fase del brainstorming, il momento in cui generare idee innovative per rispondere ai bisogni formativi. Equivale a pensare “outside of the box”, alla ricerca di alternative. Questo approccio genera valore in base a quanto si è definito accuratamente il problema nei due step precedenti.
  • Prototipare
    Qui si passa alla pratica, quindi si creano versioni preliminari di corsi o moduli formativi per toccare con mano le soluzioni ipotizzate. Ci si può avvalere di un wall di post-it per ipotizzare l’organizzazione del momento formativo, ma anche del supporto della tecnologia per simulare l’esperienza.
  • Testare
    Si svolge il primo test per entrare ancora di più nel dettaglio di quanto progettato, raccogliere feedback e perfezionare continuamente i programmi formativi.

Questo processo iterativo garantisce che i programmi di formazione non solo siano efficaci, ma anche agili e capaci di adattarsi alle mutevoli esigenze del personale.

Design thinking e sviluppo delle competenze

Se è vero che le aziende usano da tempo il problem solving creativo per soddisfare esigenze legate perlopiù alla progettazione di prodotti e servizi, è altrettanto vero che di recente si è rivalutato il design thinking anche in funzione di altre esigenze, come la formazione del personale e la diffusione di una cultura del cambiamento basata sull’innovazione creativa dei processi. Lo ha descritto bene una importante ricerca svolta nel 2019 dall’Osservatorio Design Thinking del Politecnico di Milano, che ha individuato molte aziende italiane che usano il design thinking anche per la soluzione di esigenze interne.

L’adozione del design thinking nella formazione, infatti, consente alle aziende di creare percorsi di apprendimento più dinamici e orientati ai risultati. Grazie alla sua natura collaborativa e centrata sulle persone, promuove lo sviluppo di competenze sia tecniche che trasversali (soft skills), essenziali in un contesto lavorativo in costante cambiamento.

Inoltre, il design thinking permette di affrontare in modo più efficace e innovativo le sfide legate a situazioni di apprendimento complesse, come il cambiamento tecnologico o la necessità di sviluppare competenze digitali avanzate. Chi lavora in azienda può così acquisire nuove abilità in modo più coinvolgente e pratico, rendendo il processo formativo più mirato e sostenibile.

Problem solving:

Creare percorsi di apprendimento personalizzati

Uno degli aspetti più rivoluzionari del design thinking applicato alla formazione è la possibilità di creare percorsi di apprendimento personalizzati. L’empatia, il primo step del processo, consente ai responsabili della formazione di comprendere a fondo le esigenze delle persone, creando soluzioni formative su misura che rispecchiano le loro aspirazioni e i loro bisogni professionali.

Questo approccio non solo migliora la qualità del programma formativo, ma aumenta anche la motivazione dei partecipanti, poiché sentono che la formazione è pensata specificamente per loro.

Innovazione e comunicazione interna

Attraverso tecniche di brainstorming e creatività, le aziende possono ideare nuove modalità di apprendimento che vadano oltre i metodi tradizionali. Le idee innovative possono poi essere rapidamente trasformate in prototipi di corsi o moduli, consentendo ai team  HR di testare e perfezionare i contenuti formativi.

Inoltre, approcciarsi in modo creativo al problem solving equivale anche alla  possibilità di costruire occasioni di team building, facilitando la comunicazione interna attraverso l’impiego di tecniche concrete che già altre aziende hanno sviluppato e da cui si può trarre spunto.

Strumenti e risorse per facilitare il processo

Sperimentare il design thinking per affrontare le sfide della formazione aziendale implica una trasformazione culturale, che va oltre l’apprendimento teorico. Adottare questo approccio molto pratico, infatti, significa testare e accettare il fallimento, non come una perdita di tempo e risorse, ma come un prezioso momento per imparare insieme.

Per farlo in modo efficace, esistono diversi strumenti e risorse digitali che facilitano la collaborazione e l’interazione durante le varie fasi del processo.

Tra gli strumenti più utili ci sono piattaforme come Miro e Trello, ideali per il brainstorming e la gestione dei progetti in modo collaborativo. Come Strumenti come Zoom permettono sessioni di collaborazione a distanza, mentre toolkit specifici possono guidare i team HR attraverso ogni fase del processo, garantendo che ogni passaggio venga eseguito con efficienza.

Un esempio dal mondo della consulenza

Una famosa azienda di consulenza che fa parte delle Big Four, dopo la pandemia, ha individuato una criticità: il modo di lavorare è cambiato, in particolare il dove e il come. Inoltre, le risorse umane e tutto il management si sono resi subito conto che non esiste un approccio unico e valido per tutti. Per questo motivo, hanno realizzato che è importante capire cosa pensa e prova ciascuna persona del team e hanno cercato di individuare degli insight di valore per progettare le soluzioni più appropriate.

Inizialmente, l’azienda ha coinvolto le persone nel processo di empatia, ha raccolto feedback e ha analizzato le principali sfide che le persone incontravano nei loro ruoli professionali. A partire quindi dalla profonda comprensione delle esigenze, poi è stato progettato un workshop innovativo che, col supporto di Miro, è stato funzionale non solo all’apprendimento, ma anche ad aprire un dialogo costante con chi lavora in azienda.

Evoluzioni future

Insomma, per quanto un approccio del genere implichi la necessità di saper valutare nel dettaglio molti aspetti diversi che riguardano le persone e prospettare all’intera azienda risultati concreti nel minor tempo possibile, il design thinking rappresenta un potente strumento per gestire la formazione e i problemi con creatività e al tempo stesso con metodo.

Per altro, le tecnologie emergenti come l’AI e la VR prospettano nuovi scenari interessanti in termini di soluzioni formative ancora più personalizzate e attente all’innovazione responsabile e all’impatto sociale. In altre parole, fare il primo passo verso questa evoluzione significa considerare l’importanza di un approccio ampio all’innovazione, che tiene conto del benessere delle persone in modo concreto e duraturo.

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